venerdì 9 ottobre 2015

Si fa alla romana, ma non in amore. La parte che fa il tutto


Nella vita tutto ha un prezzo e tutto si paga: i vestiti con cui ci copriamo, il cibo che trangugiamo, la macchina che guidiamo (mentre “lei” “beve” la nostra benzina, manco fosse acqua), i divertimenti del sabato – pizza e birra, cinemino – il teatro, i libri; le nostre decisioni e anche le nostre indecisioni; persino il tempo, baby.

In base alla portata delle nostre tasche decidiamo che una cosa possiamo permettercela, quest'altra forse il prossimo mese, infine quell'altra rientra nei “vorrei ma non posso” o tra le risposte al classico domandone da pranzo familiare natalizio “e tu, se vincessi un milione di euro al superenalotto, cosa ci faresti?”. E anche lì inizi la spartizione: una fetta investimento, una fetta divertimento, una fett(ina) parentado, una fett(ina ancora più piccola) non la vuoi dare in beneficenza?

Insomma, nella vita di tutti i giorni, e anche quando “vendiamo la pelle dell'orso prima di averlo cacciato” (l'orso), facciamo in modo di far quadrare i conti, teniamo in equilibrio entrate e uscite: sappiamo che dobbiamo spendere quel tot. e non oltre, ponderiamo e scegliamo i prodotti in offerta, andiamo a caccia di sconti, di saldi, di ribassi, di fuori tutto. E ci vantiamo anche, con le amiche, con nostra sorella, con il collega: di aver fatto un affare, prendere molto e spendere poco. Viviamo in una realtà “a tutta economia” in cui anche l'uomo è una forza lavoro che ha un valore, un prezzo (il più delle volte troppo basso): lo stipendio che percepisce.

Lo stesso si può dire dei sentimenti? Esiste un'economia amorosa? Un “do ut des” degli affetti?
Anche in fatto d'amore si può ponderare, scegliere tra i “prodotti in offerta”, quello che ci porta a spendere meno e a “guadagnarci” di più? Decidere chi amare, per esempio. O chi non amare. Oppure di non amare più. Qual è il valore di tutte queste azioni? E qual è il loro prezzo?

Forse esiste un portafoglio sentimenti “personalizzato”, per così per ogni uomo e per ogni donna: se ci pensiamo bene, quello che uno reputa una spesa folle e insensata, per un altro quella può essere una “spesa intelligente” - come nella pubblicità dell'Eurospin” - o, se no altro, un tentativo: significa crederci, essere disposti a... rischiare o forse a farsi del male. Perché una componente direi non marginale dell'amore è il masochismo, il farsi del male. Ma anche qui: a che prezzo? Qualcuno nella risposta userebbe la parola “felicità”. Felicità, quanto soffriamo per raggiungerla o, meglio, solo per sfiorarla; sembra un paradosso, un pre-contrappasso, comunque sempre un terno al lotto o un'imprevedibile partita a poker.

Forse la verità è che l'amore, quello vero, non ha nulla a che vedere con il calcolo, con il ragionamento, con i dati da analizzare, con l'economia. Perché non esiste amore in cui si calcoli quello che si “dà” e quello che ci torna indietro: in amore non si può ragionare “alla romana”, dividere, parcellizzare. L'amore è il sentimento anticapitalista per eccellenza: diamo diamo diamo e certo speriamo di ricevere qualcosa, ma in maniera diretta e proporzionale come dice un'altra scienza, la matematica; tanto per incominciare però diamo. In alcuni momenti c'è uno che mette il carico sul tavolo e l'altro “vede”, come in una partita di poker. Poi toccherà all'altro, un giorno, fosse anche lontano. Sta qui, probabilmente, il vero “prezzo” dell'amore: nel credere che quella mano l'altro la giocherà; che rischierà anche lui (o lei) tutto il suo capitale, a tempo debito.

Sineddoche  
Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma dipendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell’una a quella dell’altra. La relazione tra i due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè i rapporti parte-tutto (una vela per la barca), singolare-plurale (lo straniero per gli stranieri), genere-specie (i mortali per gli uomini), materia prima-oggetto prodotto (un bronzo per una scultura in bronzo).(Da Treccani.it)




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